La Grotta del Cavaliere è una cella circolare sotterranea, del diametro di circa 3 metri, la cui copertura è realizzata con 2 grandi massi di pietra accostati, dello spessore di 40 cm, con un foro di 65 cm. 

E’ citata in numerosi studi e nei racconti di importanti archeologi e viaggiatori italiani, francesi, inglesi e tedeschi dell’Ottocento come Giuseppe Simelli e Sir Edward Dodwell dal quale, probabilmente, ne deriva l’attuale denominazione essendo egli un cavaliere inglese. Precedentemente i resti di Alzano erano conosciuti con il nome di mura saracene come indica il resoconto della visita ad Alzano del vescovo di Rieti Guinigi del 3 ottobre 1712  e il Catasto dell’università di Torre di Taglio del 1732. La grotta è compresa in un sito archeologico di epoca romana con 3 ordini di mura poligonali, probabilmente un santuario pagano dedicato a Ercole. Tali mura sono innalzate tramite la posa di grandi massi lavorati e giustapposti a incastro, senza calce, con cunei che riempiono i rari spazi vuoti. Sono dette anche mura ciclopiche o pelasgiche perché secondo Euripide, Strabone e Pausania sarebbero state costruite dai ciclopi o erano state attribuite al mitico popolo preellenico dei pelasgi.