Nella sede della VII Comunità Montana, a Fiumata, si sono riuniti i soci del Consorzio per la valorizzazione della lenticchia di Rascino, per un incontro prettamente tecnico. Al Consorzio aderiscono 10 aziende agricole e 9 soggetti privati fra cui l’Ente Montano, l’istituto Ieraan ( Istituto Europeo per le ricerche ambientali e antropologiche nazionale, che ha fornito consulenza legislativa tecnica ed economica), la Pro Loco di Fiamignano e l’azienda faunistica “Castello di Rascino” di Fiamignano.
Alla riunione hanno partecipato funzionari dell’area decentrata Agricoltura della Regione Lazio di Rieti per esaminare il disciplinare, il presidente della Comunità Montana Carmine Rinaldi e del consorzio Pasquale Benedetti, produttori e soci. La procedura, il cui iter è lungo e complesso, consente di richiedere la denominazione di origine protetta solo ai soggetti legittimati a farlo. Il Consorzio ha le caratteristiche richieste e allegherà al disciplinare l’atto costitutivo, l’autocertificazione di ogni produttore, una relazione tecnica, una storica (che risalga ad almeno 50 anni fa) e una cartografia. I produttori hanno già registrato il marchio e il logo e comunicheranno i “pantoni” (codici necessari per descrivere i colori e rappresentare il logo). L’Arsial verrà in aiuto fornendo una cartografia dettagliata e seguendo l’iter burocratico. Ma questo è solo l’inizio. Quando tutta la documentazione sarà completa (entro il mese di giugno,secondo il Presidente Carname Rinaldi) la pratica verrà presentata al ministero, che indirà una riunione di pubblico accertamento, cui seguirà un verbale, una stesura definitiva e la pubblicazione sulla G.U. Solo a questo punto verrà presentato il dossier della Comunità Europea, che lo esaminerà e lo pubblicherà sulla Gazzetta Europea.Alla domanda del funzionario Grillo sulla convinzione di andare avanti è stato risposto un deciso e generale si. I produttori hanno poi verificato insieme i dati contenuti nel disciplinare, cui hanno apportato alcune piccole modifiche. Denominazione, descrizione del prodotto, zona di produzione, elementi che comprovano il legame con l’ambiente, il controllo, confezionamento ed etichettatura, sono gli articoli contenuti nel disciplinare. Al termine sarà necessario individuare una struttura di controllo, cioè l’ente certificatore del prodotto e il Consorzio dovrà individuare fra i propri soci l’ente di autocontrollo (potrebbe essere la stessa C.M.). Il funzionario della Regione ha sottolineato che al momento del riconoscimento “dop” lo stabilimento dovrà essere terminato, a differenza dell’indicazione geografica protetta (igp), prevede la coltivazione, selezione e confezionamento nel territorio descritto nel disciplinare. Attualmente lo stabilimento di lavorazione di S. Lucia di Fiamignano è a buon punto, la C.M. ha terminato gli infissi e la pavimentazione interna, mancano solo i lavori esterni fra cui il piazzale e la recinzione.
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