L’itinerario, per le sue valenze ambientali, funzionali e relazionali, costituisce il principale strumento di ricomposizione dei valori e di ridefinizione di un’offerta integrata montagna-storia locale-attività produttive-identità culturale che il territorio della Valle del Salto offre.
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Non v’è dubbio che per questo itinerario l’elemento principale è quello ambientale, con il monte Nuria, i monti della Duchessa e la sua varietà di siti paesaggistici e di risorse naturalistiche. Intorno ai massicci, sulle pendici, si trovano una serie di attestamenti storici dell’insediamento umano, come il castello sull’altopiano di Rascino, la grotta di S. Nicola nei pressi di Capradosso, i romitori che punteggiano le pendici della Duchessa, l’oppidum di Monte Frontino sopra S. Stefano di Corvaro, dai quali si snodano i principali percorsi di penetrazione nel contesto montano. Il sistema degli insediamenti è collegato da una viabilità locale che interessa l’intero territorio e costituisce così una rete efficace di percorsi caratteristici. Gli altipiani, che si susseguono in modo quasi contiguo, sono posti tutti al di sopra dei mille metri e circondati da rilievi tondeggianti che li racchiudono. Costituiscono una delle principali caratteristiche del percorso, immersi in un contesto storico che richiama le vicissitudini medioevali, ma che offrono anche la possibilità di praticare trekking, da un piano all’altro fino all’Incoronata sul monte Nuria (1888 m s.l.m.). Gli altipiani unitamente ai massicci ed alle pianure rappresentano un’area geografica omogenea, ben definita e circoscritta, sia sotto il profilo geomorfologico che sotto quello storico-culturale e ambientale. Il particolare pregio delle qualità ambientali e naturalistiche ha determinato l’individuazione dell’altopiano di Rascino, dei massicci dei monti Nuria e Duchessa come Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.), un riconoscimento a cui possono ambire solo siti naturali che hanno al loro interno valenze ambientali di estremo rilievo. Il paesaggio rurale è caratterizzato dalla presenza di alcune semplici architetture chiamate comunemente “casette”. Questo cordiale diminutivo identifica confidenzialmente delle semplici costruzioni rurali che si possono rintracciare un po’ dappertutto in questa estrema propaggine dell’Appennino centrale. Elementari dal punto di vista costruttivo, scurite dal sole e dalla pioggia, le casette rappresentano un elemento inscindibile del paesaggio, quasi come delle rocce artificiali. Pietra e legno, calce e mattoni, sapienza e tradizione. Quasi sempre addossate sul fianco di un declivio, ospitavano al piano seminterrato la stalla ed il fienile, al piano superiore una modesta abitazione, spesso un’unica stanza per cucinare, mangiare, stare insieme, dormire. Di fronte alla stalla un recinto di pietra, il “rinchiostro”, localmente il “regnostro”, alto e protetto in sommità da una pietra sporgente abbastanza da dissuadere i lupi che un tempo popolavano queste montagne e che costituivano una vera insidia per il bestiame. Un recente progetto finanziato con fondi europei ha permesso il recupero di questi recinti in pietra e dei fontanili disseminati lungo i tratturi nel comprensorio montano del comune di Fiamignano.
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